Putin costringe Telegram a condividere i suoi dati

Dopo una telenovela durata parecchi mesi, alla fine Telegram si è visto costretto a condividere numeri di telefono e IP degli utenti sospettati di terrorismo al Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati). Erano anni che la Russia cercava invano di ottenere la chiavi di decriptazione dell’aeroplanino, ma i suoi forti ideali di sicurezza e la voglia di tutelare la privacy degli utenti hanno avuto la meglio. Ma quindi cos’è cambiato? Telegram è bloccato da mesi in Russia, scatenando rivolte pacifiche e intrighi da poter ispirare una nuova serie Netflix. Per esempio Telegram per poter funzionare, aveva iniziato ad appoggiarsi agli IP di di altre potenze come Amazon e Google, finendo per farli bloccare e creando disagi a catena. Avendo le chat segrete e che si autodistruggono, è diventata la chat preferita dai terroristi e dagli amanti. Per rendere l’Europa più sicura da attacchi, Durov (il creatore di Telegram) ha deciso di sottostare alle rischieste del Gdpr e fornire i dati degli individui definiti pericolosi. Il compromesso che vuole raggiungere con i suoi utenti è quello di pubblicare un rapporto di sicurezza semestrale dove comunicare il numero di richieste delle autorità soddisfatte.

E voi cosa ne pensate? Siete contrari o no all’accordo raggiunto? Era improbabile pensare che la privacy completa sull’aeroplanino sarebbe rimasta inviolata in eterno, ma l’impegno mostrato finora è stato comunque apprezzato. 

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12 Risposte a “Putin costringe Telegram a condividere i suoi dati”

  1. Dico semplicemente che il titolo è totalmente fuorviante, inoltre nel canale russo di Durov, lui stesso ha spiegato che il cambiamento nelle politiche di privacy non ha nulla a che vedere con la Russia.
    ~ @DazFather

    1. Ciao Davide, Putin ha iniziato questa guerra contro Telegram e la condivisione dei dati degli utenti in generale. Si può dire che abbia vinto in parte. Durov ha dovuto prendere forzatamente questa scelta: la sicurezza e privacy su Telegram potrebbe diminuire, ma ne gioverà la sicurezza mondiale. Il tutto si ricollega comunque alla Russia, se cerchi online vedrai che tante altre testate e siti conosciuti hanno fatto gli stessi riferimenti.

      1. Partiamo dal fatto che:
        1 non è Putin in sé per sé ma il Roskomnadzor un ente governativo russo con a capo Alexander Zharov già noto per non avere grosse simpatie per Durov per la piattaforma VK, ma facciamo finta che per Putin tu intenda governo russo…
        2 come ti ho già spiegato, il fatto di dare il numero e l’IP delle persone sospettate di terrorismo NON è valido per la Russia, come lo stesso durov ha spiegato nel suo canale russo che Telegram è bandito in Russia e fintanto che sarà cosi loro non gli accetteranno alcuna richiesta per inviare dati di qualunque utente. La Russia inoltre vuole le chiavi di decrittografia di tutti gli utenti, non IP e numero (che come ho gia detto non daranno nemmeno in quanto questo aggiornamento è stato fatto per la GDPR)…
        3 per lo stesso motivo citato prima, “Putin” non ha vinto un bel nulla dato che non gli verrà condiviso alcunché
        4 Dire che le testate giornalistiche di stampa non specializzata dicono delle cose non significa che sia vero.
        5 Invece di rispondere ad-cazzum e fare disinformazione (magari anche inconsapevolmente o senza avere lo scopo di farla) vatti ad informare, leggere e tradurre gli articoli e la legge russa….
        tieni questo e vatti ad informare: https://telegra.ph/Russia-vs-Telegram-ultime-vicende-08-30

        1. Certo mi informerò più a fondo, anche se stiamo dicendo la stessa cosa in due lingue diverse. Leggendo i tuoi commenti, mi pare di capire che tu stia contestando solo il titolo. Per tutto il resto se non ti piace questo blog, puoi scegliertene tanti altri in rete. Buona serata

          1. Mi dispiace ma non credo che dire: “Ragazzi mi dispiace ma Putin prenderà i vostri dati” e “la Russia non c’entra na mazza, questo è il GDPR” sia dire la stessa cosa…
            P.S. Se ti scrivo è perché ti seguivo.

          2. Ma che Putin prenderà i nostri dati non l’ho mai detto. Inoltre utilizzare la parola Putin invece che la parola Russia non mi è sembrato questo grande problema. Per scrivere un tema, un saggio o un articolo di blog ci vogliono stili e terminologie diverse.
            P.S. 2.0 Grazie per avermi seguito, non vedo l’ora di seguire il tuo blog e il tuo canale

          3. Tu mi dici questo nei commenti ma poco prima nel tuo articolo (che inizia per: “Putin costringe Telegram a condividere i suoi dati” e prosegue con: “Dopo una telenovela durata parecchi mesi, alla fine Telegram si è visto costretto a condividere…”) hai affermato che questi dati vengono dati alla Russia quando in realtà non è vero…
            Accetta queste critiche e ritira o modifica l’articolo che la gente si sta già muovendo per il debunking.

            Spero potrai trovarli quantomeno interessanti

  2. Nell’articolo c’è molta confusione sulla realtà dei fatti. Telegram, in caso di richiesta da parte delle autorità giudiziarie, fornirà IP e numero di telefono, non il contenuto delle chat.
    Non scrivete fake news.

    1. Ciao, grazie per la segnalazione sul GDPR, errore mio. Per quanto riguarda il resto, non ho mai detto che Telegram darà il contenuto delle proprie chat. Dare IP e numero di telefono contro la proprio volontà, è comunque una violazione della privacy. Leggete bene gli articoli

      1. Ti conviene leggere meglio la politica di trattamento dei dati https://telegram.org/privacy:
        If Telegram receives a court order that confirms you’re a terror suspect, we may disclose your IP address and phone number to the relevant authorities.
        Se una persona è un sospetto terrorista, il numero di telefono è sicuramente e lo stesso per IP, non è necessario telegram…
        Inoltre, dal canale russo di Durov https://t.me/durov_russia/10:
        Telegram in Russia is illegal; hundreds of IP addresses are blocked every day in an attempt to prevent access to the service. In this regard, we do not consider any requests from the Russian services, and our privacy policy does not apply to the situation in Russia.
        Il titolo dell’articolo è forviante e andrebbe cambiato per non essere considerata una fake news.

        1. Certo che il numero e l’IP sono indipendenti da Telegram, ma in base alle proprie conversazioni e canali in cui si è iscritti o amministratori si può determinare la pericolosità di una persona (senza dare il contenuto delle chat stesse). Il titolo è così, semplicemente perché Putin (a cui ho fatto rappresentare generalmente la Russia) ha iniziato questa guerra contro il terrorismo che includeva la richiesta delle chiavi di decriptazione della chat. Pertanto Telegram ha finalmente fatto un passo ulteriore contro il terrorismo in cambio di una perdita (anche minima) della privacy.

          1. Ti consiglio di leggere il canale di P. Durov su telegram https://t.me/durov_russia/10 dove è scritto chiaramente che nel caso della Russia, la politica di trattamento della privacy https://telegram.org/privacy nella quale è specificato che telegram POTREBBE dare IP e numero di telefono alle autorità giudiziare, non è valida a causa del comportamento pregresso del governo di Putin http://tass.com/economy/1018962.
            Il GDPR https://eugdprcompliant.com/personal-data/ considera il numero di telefono come un dato personale “classico” mentre considera IP come un dato personale “digitale”. Tramite ISP è possibile risalire all’identità di una persona (di conseguenza anche al suo numero di telefono) una volta noto IP. Questo vale per qualunque applicazione, non solo telegram.
            Di conseguenza, il titolo dell’articolo “Putin costringe Telegram a condividere i suoi dati” è completamente errato (quali dati?! :().
            “Commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico.”

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